Madre Mectilde De Bar

Nel 1924, al carisma benedettino, si aggiunse quello eucaristico che ebbe origine in Francia ad opera di Madre Mectilde de Bar (1614-1698). Esso consiste nell’adorazione perpetua al Santissimo Sacramento, e alla riparazione delle offese che si commettono contro questo augusto mistero. Madre Mectilde scrive: “Gesù nell’Eucaristia vive una vita di adorazione al Padre, espia i nostri peccati offrendo il suo corpo e la sua divinità e ci sta anche sofferente, disprezzato, dimenticato dalla maggiore parte degli uomini”. L’intuizione di Madre Mectilde, è la “Kenosis” che San Paolo utilizza nella lettera ai Fil.: “Cristo spogliò sé stesso assumendo la condizione de servo” (2,7), e per Madre Mectilde, questo si verifica nell’Eucaristia, che altro non è, che l’annientamento della croce; in altri termini, Cristo nell’Eucaristia è Colui che si dona in sacrificio per la redenzione degli uomini. Non dobbiamo dimenticare però che l’intuizione del carisma eucaristico, è il mistero pasquale di Cristo nei due aspetti di morte e risurrezione: l’annientamento di Cristo sulla croce e la sua glorificazione nella resurrezione, di cui l’Eucaristia è memoriale. Madre Mectilde però non si limita a contemplare ed adorare il mistero eucaristico, ma chiede alle sue figlie di farsi vittime per unirsi alla grande Vittima, e la stessa adorazione continua è intesa non solo come il tempo che si passa in preghiera di fronte al Santissimo Sacramento, ma consiste nell’onorare lo stato di Cristo Eucaristico unificando la nostra vita alla Sua. L’adorazione perpetua perciò è come il prolungamento nel vissuto del sacrificio eucaristico. Madre Mectilde scrive ancora: “Non potete essere presente sempre con il corpo davanti al Santissimo Sacramento, ma potete esservi sempre con il cuore e nessuna cosa può allontanarvi”. Quindi, l’adorazione continua, è il vivere alla presenza di Dio in continuo stato de adorazione e di lode e nello stesso tempo di adesione alla Sua Volontà. È un cammino di svuotamento, perché: “Lui cresca ed io diminuisca” (Gv 3,30), affinché “non sia io a vivere, ma Cristo viva in me” (Gal. 2,20). Altra caratteristica della spiritualità di Madre Mectilde fu una particolare devozione alla Vergine santissima: a lei è riservato il titolo di Abbadessa nel nostro Istituto; perciò chi dirige la comunità è chiamata: «priora». La statua della Madonna è posta nello stallo centrale del coro e in tutti i luoghi regolari come richiamo e a protezione di ogni religiosa. Oggi le monache di Montefiascone vivono e attualizzano la loro vocazione pregando ogni giorno nel coro, celebrando l’Eucaristia quotidiana e l’adorazione eucaristica, anche comunitaria, con i sacerdoti e i fedeli, e impegnandosi in attività pratiche.

“La vita interiore non sta nelle illuminazioni, ma nel puro abbandono alla guida dello Spirito di Gesù"
Madre Mectilde De Bar